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Informazioni sul progetto di revisione in corso direttiva europea di Ecodesign

Informazioni revisione in corso della direttiva europea di ECODESIGN

Informazioni sul progetto di revisione in corso direttiva europea di Ecodesign

ID 19713 | 30.05.2023 / In allegato FAQ CIG 2023

Il presente documento è frutto della condivisione di numerosi esperti e intende fornire alcune informazioni puntuali e precise in merito alla attività in corso di revisione della Direttiva europea Ecodesign per il riscaldamento residenziale e la produzione di acqua calda sanitaria.

L’obiettivo di queste note è di fare chiarezza su un tema di grande rilevanza per il Consumatore e per gli operatori della filiera, alla luce della grande rilevanza che sta avendo presso l’opinione pubblica l’ipotesi del divieto alla commercializzazione delle caldaie a gas.

Questo documento non è ovviamente sostitutivo dei testi legislativi emanati dalla Commissione Europea, ma vuole essere un valido ausilio in particolar modo per far fronte ad alcune informazioni imprecise o errate che si stanno diffondendo sulla base degli stessi.

1. È vero che dal 2029 sarà vietata la commercializzazione delle caldaie a gas?

La bozza di regolamento Ecodesign è ancora in discussione e non sarà pubblicata prima di qualche mese e dopo aver completato l’iter classico europeo previsto con tutti i passaggi formali necessari. Siamo quindi ancora in una fase istruttoria.

È quindi possibile (ed auspicabile) che alcune misure cambino anche sostanzialmente prima della pubblicazione finale dei testi e della loro fase di adozione e questo anche in considerazione della posizione differenziata che è emersa alla luce dei documenti in discussione

Attualmente la bozza in discussione non contiene delle misure di divieto diretto, ma dei requisiti minimi per l’immissione sul mercato degli apparecchi per il riscaldamento che di fatto sono irraggiungibili per tutte le caldaie vendute singolarmente e alimentate da combustibili liquidi e gassosi. Nello specifico il valore di rendimento stagionale indicato nei documenti in discussione è il 115%, definito come “seasonal space efficiency” ηs

2. Perché l’Unione Europea vuole vietare la commercializzazione delle caldaie?

L’Unione Europea è un’Istituzione complessa, pertanto, è bene considerare che in queste fasi di discussione alcuni Stati Membri, tra cui anche l’Italia, si sono opposti a questa specifica proposta e che i prossimi mesi saranno decisivi per capire quale sarà l’orientamento finale.

La proposta ha origine dalla Commissione Europea ed è supportata da alcuni Stati Membri che ritengono che tale divieto possa contribuire al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del Fit for 55; al contrario altri pensano che la transizione energetica debba prevedere un approccio più orientato alle diverse tecnologie e che quindi anche in futuro le caldaie dovranno continuare a esistere, magari essendo alimentate da gas sempre più rinnovabili quali biocombustibili , idrogeno e loro miscele Al fine di consentire l’utilizzo di tutte le possibili tecnologie e vettori energetici che rispettino gli obbiettivi generali di decarbonizzazione condivisi a livello europeo (e non solo) si considera corretto tecnicamente un approccio che favorisca un indirizzo tecnologicamente neutro che consenta la libera scelta del consumatore finale tra le varie soluzioni e strumenti presenti che il mercato è in grado di offrirgli nel rispetto, si ribadisce, degli obbiettivi definiti dalla transizione energetica.

3. Dal 2029 sarò obbligato a cambiare la mia caldaia? Anche se è nuova?

No

Anche nell’ipotetico caso in cui le bozze attualmente in discussione dovessero essere approvate nella forma attuale si fa sempre riferimento al concetto di immissione sul mercato a partire eventualmente dal 1° settembre 2029.

I citati regolamenti in discussione comunque non prevedono alcun limite temporale di adeguamento e pertanto si potrà continuare a mantenere installata la caldaia esistente senza obbligo di sua sostituzione.

4. Dal 2029 non si potranno più comprare i pezzi di ricambio per le caldaie?

No

I pezzi di ricambio potranno continuare a essere utilizzati nel caso di interventi su apparecchi esistenti.

Tutte le caldaie immesse sul mercato prima del 1° settembre 2029 potranno essere commercializzate ed installate regolarmente.

Nota da Blue Guide 2022: un prodotto è messo a disposizione sul mercato quando viene fornito per la distribuzione, il consumo o l'uso sul mercato dell'Unione nel corso di un’attività commerciale, a titolo oneroso o gratuito

5. Quale l’impatto ambientale delle caldaie?

Secondo un recente studio del Dipartimento DESTEC – Università di Pisa, la tecnologia a condensazione consente un risparmio di energia primaria e un taglio delle emissioni di CO2 dell’ordine del 20% rispetto a una caldaia di tipo tradizionale, in linea generale e considerando che le casistiche di partenza possono essere molto varie.

A causa delle fluttuazioni di costo dell’energia elettrica, spesso le caldaie a condensazione sono anche tra le soluzioni più convenienti dal punto di vista dei costi di gestione e inoltre garantiscono un contenimento dei costi d’installazione grazie al fatto che non richiedono interventi di adeguamento importanti negli edifici anche di vecchia data.

Inoltre, gran parte delle caldaie sono di tipo combinato così da garantire prestazioni energetiche stabili e ingombri ridotti anche nel soddisfacimento dei bisogni di acqua calda sanitaria.

Infine, è da prendere atto che le moderne caldaie sono “gas adaptive”; ciò significa che sono in grado di adattare automaticamente i parametri di combustione per mantenere il massimo livello di efficienza e sono già pronte per funzionare con miscele di gas sempre più rinnovabili.

Le caldaie a condensazione di ultima generazione sono tutte di classe 6 di NOx, cioè la meno inquinante in assoluto ed hanno un’emissione media di NOx di 25 mg/kWh, contro i 150-180 mg/kWh delle vecchie caldaie a gas convenzionali.

Le caldaie a condensazione a camera stagna, inoltre, non sono responsabili di inquinamento dell’aria indoor, come erroneamente alcuni sono portati a credere. Le caldaie a camera stagna, differentemente da qualsiasi apparecchio a combustione aperto, non interagiscono con l’ambiente di installazione in quanto prelevano l’aria comburente dall’esterno e scaricano i prodotti della combustione (costituiti prevalentemente da vapore acqueo) all’esterno.

6. Le leggi europee o nazionali impongono la sostituzione delle caldaie. Posso sostituire la vecchia caldaia con una più efficiente?

Non esistono provvedimenti legislativi a nessun livello sia europeo sia nazionale che impongano ora o in futuro la sostituzione delle caldaie già installate. Anche il regolamento Ecodesign, attualmente in discussione stesso, non prevede la sostituzione della caldaia già installata.

Nel caso si abbia la necessità di sostituire una vecchia caldaia si evidenzia come l’industria nazionale degli apparecchi per il riscaldamento è tra le più evolute in Unione Europea e la sua offerta di prodotti tecnologicamente avanzati è molto ampia. Esistono inoltre diversi strumenti d’incentivazione che vengono in aiuto degli utilizzatori che decidono di sostituire il loro vecchio generatore con uno più moderno ed efficiente.

A oggi, oltre alle caldaie a condensazione, vi è la possibilità di fruire delle detrazioni fiscali anche per apparati di nuova generazione come ad esempio gli apparecchi ibridi factory-made.

Il consiglio fondamentale per il consumatore è sempre quello di rivolgersi ad un professionista qualificato che sia in grado di proporre la miglior soluzione per ogni specifico caso. Il settore dell’edilizia civile è talmente vasto ed eterogeneo che non esiste un’unica soluzione che sia “la migliore”. In termotecnica il concetto di “migliore” è sempre relativo alle specifiche esigenze del consumatore finale che non possono prescindere dalle caratteristiche dell’immobile (ad esempio: tipologia impianto termico e caratteristiche involucro edilizio) soprattutto in caso di intervento su realtà esistenti.

Per sfatare qualche affermazione semplicistica che a volte si trova in vari contesti, è importante evidenziare che la sostituzione tour court di una caldaia a condensazione con altra tecnologia non è sempre fattibile e soprattutto con un reale positivo rapporto “costi/benefici”. Questo non significa ovviamente che detta sostituzione sia impossibile ma la soluzione va ricercata all’interno di possibili soluzioni che le nuove regole europee non devono limitare in modo ingiustificabile. Ad esempio una possibilità che presenta un elevatissimo livello di compatibilità con la caldaia è l’apparecchio ibrido factory made, benché anche questa via potrebbe avere limiti in talune circostanze.

Spesso vi sono vincoli edilizi e impiantistici tali per cui le alternative di sostituzioni risultano difficilmente praticabili a costi sostenibili dal Consumatore. Ne consegue che una buona valutazione sulla scelta da effettuarsi è sempre affidata a un buon tecnico e deve essere fatta sulla più ampia scelta di apparati possibili.

7. Ho capito quali sono le discussioni in corso per le caldaie e i possibili rischi, ma questi riguardano anche altri apparecchi a gas?

Posto quanto sopra la Commissione Europea si è concentrata esclusivamente sulle caldaie vendute singolarmente mentre sono fuori da ogni rischio di divieto gli apparecchi ibridi factory made, caratterizzati dalla combinazione intelligente di una caldaia a condensazione e una pompa di calore, le pompe di calore a gas e i cosiddetti “solar-hybrid”, cioè caldaie combinate con dispositivi solari in logica di “apparecchio ibrido factory made”.

Questi apparecchi superano già oggi il limite di efficienza stagionale del 115% e si prevede che possano avere uno sviluppo di mercato importante anche nei prossimi anni.

8. La sostituzione delle caldaie con pompe di calore è sempre possibile?

La sostituzione di caldaie con pompe di calore è possibile solo in condizioni ben definite e collegate sia alle condizioni climatiche della zona dove debbano essere installate e alle caratteristiche tecniche dell’impianto di distribuzione del calore nella unità abitativa (in particolare in molte zone climatiche, la sostituzione potrebbe risultare problematica nel caso di impianti a corpi radianti/termosifoni, ancora tra i sistemi più diffusi nei fabbricati esistenti). Vanno inoltre considerati localmente i vincoli architettonici e ambientali (disponibilità di spazi idonei e rumore delle unità esterne). A livello generale si rileva che l’installazione su larga scala di pompe di calore elettriche in assenza di rilevanti interventi sulla rete di distribuzione elettrica può creare rilevanti criticità nella continuità del servizio di distribuzione della energia elettrica con potenziali condizioni di situazioni di “balck out”.

9. L’elettrificazione è l’unica soluzione per decarbonizzare il settore del riscaldamento?

No.

L’elettrificazione costituisce uno dei fattori del processo di decarbonizzazione ma ne esistono altre possibilità come, i combustibili gassosi rinnovabili e a basso tenore di CO2.

I gas rinnovabili (come il biometano, il bio-GNL, il bioGPL, l’idrogeno ed altri low carbon gas) possono già essere immessi in rete nel pieno rispetto di tutte le norme tecniche di sicurezza. E’ infatti previsto un loro importante incremento al fine di dare un contributo rilevante sia alla decarbonizzazione sia alla riduzione dell’import di gas, fornendo in tal modo un’importante opportunità di diversificazione energetica e tecnologica, scongiurando anche nuove dipendenze geopolitiche.

Il sistema gas è quindi pienamente compatibile con gli obbiettivi della transizione ecologica ed energetica e come dimostrato anche da importanti studi di scenario a livello internazionale, rappresenta una risorsa ed uno strumento efficiente per il raggiungimento degli obbiettivi di contenimento della CO2 anche negli usi abitativi, come del resto confermato anche dal Parlamento europeo che – nel parere reso il 14 marzo 2023 sulla proposta di direttiva in materia di prestazione energetica degli edifici (la così detta “direttiva case”) ha previsto come tecnologia compatibile quella delle caldaie a gas predisposte all’uso dei nuovi gas rinnovabili.

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Fonte: CIG

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