Linee guida per l’applicazione del Regolamento EMAS al settore della piscicoltura
L’acquacoltura è l’insieme delle attività, distinte dalla pesca, finalizzate alla produzione controllata di organismi acquatici. Con riferimento alla specie prodotta, si parla più specificatamente di molluschicoltura (molluschi), crostaceicoltura (crostacei), alghicoltura (alghe) e di piscicoltura (pesci); quest’ultima può essere condotta in modo estensivo od intensivo, a seconda che l’alimentazione del pesce sia basata su catene trofiche naturali o seminaturali, ovvero avvenga mediante distribuzione di mangimi di qualsiasi natura. Viene talvolta utilizzata la definizione di acquacoltura semi-intensiva o semiestensiva, per indicare differenti livelli di integrazione ad una base di alimentazione naturale. Nell’allevamento estensivo (produzione nazionale marginale), praticato prevalentemente nelle valli da pesca dell’Adriatico settentrionale oltre che in stagni e lagune costiere di tutta la penisola e delle isole maggiori, non vengono somministrati alimenti dall'esterno, di conseguenza il pesce si alimenta con la risorsa trofica prodotta dalla catena alimentare naturale (vengono talvolta praticate fertilizzazioni per incrementare la produzione autotrofa).
Salvo possibili eccezioni, l’impatto di tale attività produttiva sugli ambienti acquatici naturali può essere considerato trascurabile. Nell'allevamento intensivo è invece di fondamentale importanza l'intervento umano per la somministrazione di alimenti con formulazioni complete e bilanciate adatte alle specie allevate, introdotti dall’esterno. In alcuni sporadici casi si impiega ancora empiricamente alimento costituito da scarti della pesca o della lavorazione del pesce. In Italia, l'allevamento ittico intensivo è prevalentemente praticato in impianti a terra con vasche o bacini artificiali di dimensioni relativamente ridotte, dai 100 ai 10.000 (ma più frequentemente da 300 a 1.000) metri quadrati, caratterizzati da un battente d’acqua di circa 100 cm e da una pianta a canale (raceway) oppure assimilabile ad un quadrato o rettangolo poco allungato (pond).
Questo schema è applicato per gran parte delle specie ittiche allevate, quali trote, anguille, spigole, orate, ma anche pesci gatto e storioni. Negli ultimi anni, tuttavia è notevolmente aumentato l’allevamento intensivo in mare con gabbie e/o recinti collocati sia in prossimità della costa "in shore", sia in mare aperto "off-shore"; tale opportunità consente infatti il superamento di numerosi vincoli cui sono soggette le strutture a terra (disponibilità e captazione delle acque, instabilità dei parametri fisici, restituzione delle acque reflue).
La produzione nazionale di prodotti ittici, costituita dalla pesca e dall’acquacoltura, è stata pari a 680.760 tonnellate nel 1999 per un valore corrispondente di circa 2.024,00 milioni di euro.
Il contributo dell'acquacoltura alla produzione interna complessiva ha raggiunto il 28% nel 1998, mentre nel 1990 tale valore si attestava sul 20% (ISMEA, 2000). All’interno dell’Unione Europea i principali paesi produttori sono la Francia, la Spagna, l’Italia e la Grecia. In Italia, nel corso degli anni ’90 il consumo annuo di prodotti ittici è cresciuto di oltre 2 kg pro-capite, passando dai 20,9 kg del 1990 agli attuali 23 kg, collocandosi vicino al consumo medio europeo, anche se ancora lontano dai valori del Portogallo (59,7 kg) e della Spagna6 (40 kg). I dati della produzione in Italia nel 2000 di specie ittiche, con riferimento alla piscicoltura, mostrano che la produzione di trote è pari al 65% del totale, mentre la produzione di spigole - orate è pari al 20%. Il mercato nazionale dell’acquacoltura è caratterizzato da un’aggressività commerciale da parte dei Paesi del Bacino Mediterraneo per quanto riguarda le specie eurialine (spigola, orata) e da parte dei Paesi del Nord Europa (Norvegia, Scozia, Irlanda) per i salmonidi competitori della trota.
Da ciò nasce l’esigenza di un rafforzamento del comparto allo scopo di migliorare la competitività delle imprese. Gli operatori del settore dovrebbero pertanto avviare un’efficace azione di promozione e di rilancio dei propri prodotti, facendo leva su fattori quali la qualità, la sicurezza igienico - sanitaria ed il rispetto delle normative ambientali (Aquacolture, 2000; Mac Allister, 1999).
A fronte delle considerazioni e dei dati riportati precedentemente, il progetto per l’applicazione del Regolamento EMAS al settore della piscicoltura, è strutturato principalmente sulle tre tipologie di attività: trote, spigole e orate, che nell’insieme rappresentano l’85% della produzione di pesce allevato nel nostro Paese e che quindi sono ampiamente rappresentative della situazione dell’itticoltura italiana
ANPA 2002
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