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LG basi tecniche azioni eventi emergenziali incendi / ARPA Lombardia

LG Basi tecniche azioni eventi emergenziali relativi a incendi   ARPA Lombardia

Linee guida basi tecniche azioni eventi emergenziali relativi a incendi / ARPA Lombardia 2020

ID 22692 | 08.10.2024 / In allegato

Il monitoraggio dell’aria durante un incendio ha come obiettivo principale la raccolta di informazioni che consentano nei tempi tecnici previsti la determinazione di elementi utili per una conseguente valutazione dell’impatto ambientale dell’incendio, sia dal punto di vista ambientale sia per le successive determinazioni di ordine sanitario. A tal fine è quindi importante la scelta di cosa, quando, come e dove monitorare. In particolare, è necessario che il monitoraggio faccia riferimento a traccianti il più possibile specifici dell’incendio, altrimenti potrebbe risultare molto difficile attribuire i risultati delle rilevazioni effettuate all’evento.

Ad esempio, nel periodo invernale in certe valli montane la combustione di biomasse ai fini del riscaldamento domestico è cosa molto diffusa; tale combustibile è attualmente una fonte importante di IPA. Pertanto, il monitoraggio dei soli IPA durante un incendio in tali località e nei periodi freddi dell’anno non permetterebbe di discriminare il contributo emissivo dell’incendio rispetto alle altre sorgenti e quindi di valutare correttamente l’impatto dell’incendio stesso.

Altra esigenza per poter fare una adeguata interpretazione dei risultati del monitoraggio è avere a disposizione serie storiche di dati con le quali confrontarsi. Ulteriore elemento da considerare nella scelta dell’inquinante da monitorare durante un incendio è l’esistenza di norme nazionali o internazionali ovvero documenti contenenti raccomandazioni, indirizzi, ecc., che possano costituire riferimenti.

In un incendio sono moltissime le sostanze che possono essere prodotte. Prima di monitorare una qualsiasi di queste sostanze è necessario chiedersi preventivamente il significato del dato che si andrà a produrre; infatti l’esperienza ha dimostrato che l’eventuale incapacità di circostanziare il risultato può avere diverse conseguenze, tra le quali anche la generazione di allarmismo ingiustificato. Sulla base di tutte le considerazioni precedenti sono stati scelti quali inquinanti “traccianti” tipici di un incendio, così da distinguere il suo impatto da altre fonti di inquinamento, la classe delle diossine e dei furani (PCDD-DF), insieme alla classe degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA).

Ciò non esclude ovviamente, in casi specifici, l’opportunità di monitoraggio anche di altre sostanze. È importante ricordare che per i PCDD-DF non è previsto un limite di legge (aria). Pertanto, quale primo riferimento si possono considerare le concentrazioni di PCDD-DF di fondo ovvero determinate in condizioni non alterate; data la complessità e l’onerosità delle analisi di PCDD-DF, i dati storici per questa classe di inquinanti non sono molto numerosi, ovvero non sono estesi a tutto il territorio lombardo né fanno riferimento a serie temporali lunghe. Tuttavia, dai dati presenti negli archivi dell’Agenzia alcune utili considerazioni si ritiene si possano comunque trarre; nella tabella sottostante si riportano le concentrazioni di PCDD-DF rilevate nel tempo in alcune località lombarde in occasione di specifici progetti di monitoraggio della qualità dell’aria.

Dai risultati delle misurazioni effettuate durante i 16 incendi avvenuti dal 2013 al 2017 le condizioni di qualità dell’aria non sono alterate dagli eventi emissivi, la concentrazione di PCDD-DF è generalmente inferiore 0.10 pgTEQ/m³, valore considerato come concentrazione di rifermento tipica in ambito urbano.

L’OMS nel suo documento “Air Quality Guide Lines for Europe” non suggerisce alcun valore di limite per l’aria ambiente, dal momento che l’esposizione della popolazione a PCDD-DF per inalazione diretta costituisce solo una piccola percentuale - generalmente inferiore al 5% - di quanto l'uomo assume normalmente ogni giorno attraverso il cibo.

Pertanto, l'OMS individua solo un valore di 0.30 pgTEQ/m³ (300 fgTEQ/m³) come indicativo della presenza di una sorgente locale che necessita di essere individuata e controllata; tale valore non è quindi rilevante ai fini degli effetti sanitari diretti da inalazione, ma al fine di evitare la dispersione prolungata di questi inquinanti nell'ambiente e da qui, nel tempo, attraverso il meccanismo del bio-accumulo che va ad alterare la catena alimentare, l’esposizione dell'uomo. Nel caso degli incendi la sorgente è nota e, generalmente, superata la fase acuta, nell’arco delle 24/48 ore successive i valori dei contaminanti atmosferici rientrano nei livelli normalmente registrati nelle zone monitorate nel medesimo periodo dell'anno. Pertanto, una concentrazione di PCDD-DF inferiore a 0.30 pgTEQ/m³ (300 fgTEQ/m³) è stata considerata quale riferimento per il rientro ad una condizione indicativa di un impatto non significativo sulla qualità dell’aria di un incendio, fatto salvo ovviamente eventuali altri specifici indicatori.

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