Linee indirizzo costruzione di impianti Atmosfera Controllata (AC)
Il Documento allegato è stato predisposto a partire dai rilievi e dagli approfondimenti tecnici condotti a seguito di un infortunio mortale occorso nel 2013, a Trento, ad un lavoratore addetto alla manutenzione degli impianti di una cella di conservazione di mele.
Nel Documento sono riportate
- le carenze riscontrate.
- le linee di indirizzo atte a migliorare gli standard di sicurezza degli impianti di conservazione della frutta.
In Trentino nell’autunno 2013, all’interno di una cella di conservazione della frutta vuota, ha perso la vita per asfissia un manutentore intento, con un ponte mobile sviluppabile, alla manutenzione dell’impianto frigorifero. A seguito di questo infortunio mortale l’Autorità Giudiziaria di Trento ha disposto, con specifici decreti di ispezione, la verifica dello stato dell’arte organizzativo ed impiantistico dei magazzini di conservazione delle mele presenti sul territorio della Provincia Autonoma di Trento. Territorio nel quale notoriamente è rinomata e molto sviluppata la coltivazione delle mele.
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Per Atmosfera Controllata si intende la modificazione dell'aria atmosferica in un determinato ambiente, con miscele di gas diversamente combinati, per influire direttamente o indirettamente sulle sostanze ivi contenute.
Quindi, la composizione standard dell'atmosfera terrestre secca al suolo (azoto N2=78,1%; ossigeno O2=20,9%; anidride carbonica CO2=0,035%; argon Ar=0,9%; vari altri infinitesimali), viene alterata artificialmente per creare, all'interno di adeguati locali, nuove composizioni gassose tra N2-O2-CO2 che vengono controllate periodicamente con analizzatori elettronici di gas. A seconda degli scopi richiesti si progettano impianti con caratteristiche differenti ed anche diversamente composti.
Nel campo della conservazione di prodotti ortofrutticoli, lo scopo è di ridurre il metabolismo ed i processi di invecchiamento, per aumentare la vita dei prodotti e mantenerne il più a lungo e meglio possibile le qualità organolettiche (aspetto, sapore, consistenza ecc.).
Esistono diverse tipologie d’impianto per la conservazione della frutta che differiscono in funzione della specie di prodotto da conservare (mele, kiwi, lamponi, pere, drupacee, uva da tavola, ecc.).
Ai fini del presente documento viene presa in considerazione unicamente la tecnologia per la conservazione delle mele mantenute in celle con controllo della temperatura, della concentrazione dell’anidride carbonica e dell’ossigeno. L’ossigeno nelle celle viene infatti sostituito con pari volume di azoto e ridotto in concentrazione a valori dell’ordine di qualche unità percentuale.
In modo molto sintetico, una cella di conservazione della frutta si può schematizzare come un volume ermetico e isolato, anche termicamente, dal resto dell’ambiente, dotato in generale di due aperture: un portone per il carico e lo scarico della frutta da conservare e un “finestrino”, posto in alto, accessibile da un corridoio tecnico sovrapposto al corridoio di servizio, con funzioni di ispezione e di ventilazione della cella. Talvolta anche sul portone di accesso è presente un finestrino d’ispezione.
Termini ricorrenti specifici
Atmosfera controllata: tecnica di conservazione mirata ad evitare il contatto dell'ossigeno con la superficie dell'alimento realizzata mediante il controllo simultaneo in un determinato ambiente delle percentuali dei gas presenti nell'atmosfera (ossigeno, azoto e anidride carbonica), della temperatura e dell'umidità. In abbreviazione AC.
Valvola di non ritorno: valvola ad acqua o a clapet, applicata alle celle di conservazione per lo scarico della sovrappressione che si genera in fase di insufflaggio dell’azoto all’interno della cella di conservazione della frutta. (Fig. 1)
Fig.1 Valvola di non ritorno
Pallone di compensazione: vaso di espansione della cella di conservazione costituito da una sacca in materiale plastico. Costituisce il polmone di compensazione del volume della cella al variare del volume dell’AC con la temperatura. Impedisce l’implosione della cella durante la fase di raffreddamento. (Fig. 2)
Fig.2 Pallone di compensazione
Portone: porta di accesso alla cella di conservazione attraverso il quale si effettuano le operazioni di carico e scarico della frutta con carrelli elevatori. Il portone deve garantire una perfetta chiusura ermetica della cella durante il periodo di conservazione. Può essere dotato di una apertura di dimensioni ridotte (finestrino).
Finestrino: apertura che consente l’accesso e il controllo visivo all’interno della cella. Nella pratica il finestrino realizzato sul portone di accesso è posto nella parte bassa del portone. L’altro finestrino è realizzato in quota, ed è generalmente posizionato in corrispondenza dei gruppi ventilanti installati nella cella. Entrambi devono garantire una perfetta chiusura ermetica della cella durante il periodo di conservazione. Il finestrino sul portone, in molti casi, è utilizzato per il prelievo di campioni di frutta durante il periodo della conservazione, ai fini del monitoraggio della qualità del prodotto. I campioni sono preliminarmente predisposti in prossimità del portone in fase di chiusura della cella prima dell’avvio del processo di conservazione. Mediante l’apertura del finestrino in quota, per effetto camino, si favorisce la ventilazione naturale del volume interno della cella a portone aperto.
Corridoio tecnico: ambiente normalmente sovrapposto ai corridoi di accesso alle celle, nel quale sono disposti gli impianti ed i macchinari di processo, quali ad esempio i generatori di azoto, gli assorbitori di anidride carbonica, i collettori di derivazione delle relative condutture, le valvole di sovrappressione. Dal corridoio tecnico generalmente sono accessibili anche i finestrini in quota delle celle.
Inquadramento normativo
Le celle per la conservazione delle mele sono ambienti in cui, durante il periodo di funzionamento in AC, è presente un’atmosfera sotto ossigenata e quindi a rischio di asfissia. In altre fasi le stesse celle – ma anche alcuni locali tecnici di servizio attigui – sono da considerarsi invece ambienti a sospetto d’inquinamento, quando non si possa escludere la presenza di un’adeguata ventilazione naturale atta a garantire l’esistenza di un’atmosfera respirabile e l’assenza di agenti chimici pericolosi al di sopra dei limiti di esposizione. L’eventuale accesso all’interno delle celle, effettuato solo in casi eccezionali, avviene attraverso i finestrini (aperture di dimensioni limitate).
Per tale motivo, in caso sia da prevedere (per qualsiasi ragione) l’accesso al volume interno della cella che si trovi in Atmosfera Controllata, trovano applicazione le previsioni del DPR 14 settembre 2011, n. 177 “Regolamento recante norme per la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi operanti in ambienti sospetti di inquinamento o confinanti, a norma dell'articolo 6, comma 8, lettera g), del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81”.
Il sopracitato regolamento si applica ai lavori in ambienti sospetti di inquinamento di cui agli articoli 66 e 121 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e negli ambienti confinati di cui all'allegato IV, punto 3, del medesimo decreto legislativo. In particolare, l’art. 66 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 (Lavori in ambienti sospetti di inquinamento) stabilisce: “È vietato consentire l’accesso dei lavoratori in pozzi neri, fogne, camini, fosse, gallerie e in generale in ambienti e recipienti, condutture, caldaie e simili, ove sia possibile il rilascio di gas deleteri, senza che sia stata previamente accertata l’assenza di pericolo per la vita e l’integrità fisica dei lavoratori medesimi, ovvero senza previo risanamento dell’atmosfera mediante ventilazione o altri mezzi idonei.”
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Art. 66. Lavori in ambienti sospetti di inquinamento
1. È vietato consentire l'accesso dei lavoratori in pozzi neri, fogne, camini, fosse, gallerie e in generale in ambienti e recipienti, condutture, caldaie e simili, ove sia possibile il rilascio di gas deleteri, senza che sia stata previamente accertata l'assenza di pericolo per la vita e l'integrità fisica dei lavoratori medesimi, ovvero senza previo risanamento dell'atmosfera mediante ventilazione o altri mezzi idonei. Quando possa esservi dubbio sulla pericolosità dell'atmosfera, i lavoratori devono essere legati con cintura di sicurezza, vigilati per tutta la durata del lavoro e, ove occorra, forniti di apparecchi di protezione.
L'apertura di accesso a detti luoghi deve avere dimensioni tali da poter consentire l'agevole recupero di un lavoratore privo di sensi.
Il rischio di asfissia in celle con atmosfera controllata
In Trentino nell’autunno 2013, all’interno di una cella di conservazione della frutta vuota, ha perso la vita per asfissia un manutentore intento, con un ponte mobile sviluppabile, alla manutenzione dell’impianto frigorifero. A seguito di questo infortunio mortale l’Autorità Giudiziaria di Trento ha disposto, con specifici decreti di ispezione, la verifica dello stato dell’arte organizzativo ed impiantistico dei magazzini di conservazione delle mele presenti sul territorio della Provincia Autonoma di Trento. Territorio nel quale notoriamente è rinomata e molto sviluppata la coltivazione delle mele.
Durante i sopralluoghi effettuati è emersa una situazione impiantistica ed organizzativa omogenea, con strutture dotate di impianti di frigoconservazione, impianti di controllo del tenore di anidride carbonica e di impianti generatori di azoto per il controllo del tenore di ossigeno.
Detti impianti, nella maggioranza dei casi, nel loro funzionamento sono assoggettati a un sistema automatizzato di monitoraggio e di controllo dei parametri dell’atmosfera all’interno cella ai soli fini della conservazione. Durante il periodo di conservazione della frutta le celle sono chiuse a chiave con appositi lucchetti, la gestione delle chiavi è codificata e sui portoni di ingresso è ben evidente la cartellonistica di divieto di ingresso e di pericolo di asfissia. Le altre fasi di esercizio delle celle sono gestite con procedure organizzative, in particolare a fine ciclo di conservazione, le operazioni inerenti l’apertura e la bonifica delle celle prima dello svuotamento del prodotto per la sua successiva lavorazione e/o commercializzazione.
L'indagine ha permesso di accertare, infatti, che nella generalità dei casi la bonifica delle celle avviene a fine turno di lavorazione, mediante apertura manuale del portone di ingresso e del finestrino in quota. L’apertura viene effettuata, dopo aver disposto l’interdizione all’accesso di altre persone mediante il posizionamento di segnaletica ai lati del corridoio interessato, da parte di un operatore (frigorista) dotato di autorespiratore, che poi rapidamente abbandona i luoghi.
La bonifica si realizza così durante la notte, in assenza di personale, per autonomo deflusso dell’atmosfera presente all’interno della cella verso il corridoio tecnico, anche con l’ausilio dei ventilatori dell’impianto di refrigerazione avviati per rimescolare l’aria all’interno della cella. Se da un lato l’apertura e la bonifica di una cella avviene normalmente una volta all’anno, dall’altro lato, in questo contesto, in cui il personale opera in siti assimilabili a magazzini industriali, il numero di celle da gestire può anche superare le diverse decine.
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Carenze impiantistiche riscontrate
Alla luce di quanto sopra evidenziato, l'indagine svolta dai Tecnici della Prevenzione della U.O. Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro dell’Azienda Sanitaria di Trento ha evidenziato importanti deficit di sicurezza negli impianti delle celle in AC e ha dato il via alla elaborazione delle necessarie misure preventive da adottare. La normativa italiana di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, nell’adozione da parte del datore di lavoro delle misure preventive, impone di scegliere prioritariamente soluzioni tecniche e, in subordine, l’assunzione di procedure organizzative.
Dal punto di vista impiantistico le soluzioni tecnologiche e di sicurezza per gestire le celle di conservazione in AC in modo da salvaguardare la salute e la sicurezza degli addetti sono risultate già disponibili sul mercato e commercialmente accessibili.
Negli impianti più recenti, infatti, per la bonifica dell’AC è ad esempio utilizzabile l’impianto in ciclo chiuso di assorbimento dell’anidride carbonica, in forma inversa, estraendo l’atmosfera a basso tenore di ossigeno e insufflando aria.
Gli impianti descritti, pur essendo impianti di processo, si ritiene debbano essere realizzati da soggetti aventi requisiti di idoneità tecnico professionale accertata, i quali al termine dei lavori debbano rilasciare una dichiarazione di conformità degli impianti realizzati alla regola dell’arte. In questo senso, si considera corretta l’applicazione a questa tipologia impiantistica del Decreto Ministeriale 22 gennaio 2008 n. 37, ricordando anche quanto precisato dal Ministero dello Sviluppo Economico, in data 24 luglio 2008, in risposta ad un quesito relativo all’installazione di impianti di frigoconservazione al servizio di supermercati.
Di seguito si elencano le principali carenze riscontrate:
1. Gli accessi alle celle non sono dotati di un sistema di sicurezza di rilevazione (sistema di controllo) e in prossimità degli stessi non sono presenti sistemi di segnalazione visivi e acustici, che avvisino i lavoratori dello “stato cella”, al fine di evitare l’ingresso in carenza di ossigeno e/o con condizioni di oggettiva irrespirabilità.
2. I lavoratori che operano l’apertura manuale delle celle in AC sono esposti al rischio di asfissia, in quanto in presenza di ventilazione limitata è possibile che si generino, all’esterno della cella, aree a basso tenore di ossigeno, dovute al deflusso dalla cella dell’AC in essa contenuta o da eventuali perdite dai circuiti.
3. L’impianto non è dotato di un sistema di sicurezza che impedisca di insufflare, anche involontariamente, a cella non in regime di AC, gas asfissianti (azoto) che modifichino la normale respirabilità, mettendo a rischio gli operatori che vi debbano accedere per qualsiasi ragione (es. deposito e prelievo frutta, manutenzioni, etc.).
4. Esposizione dei lavoratori al rischio di asfissia anche per operazioni saltuarie di prelievo, attraverso i finestrini, di campioni di frutta conservata.
5. Non è previsto un sistema di sicurezza tale da escludere, in qualsiasi situazione di lavoro, la presenza di sacche di gas per insufficiente bonifica della cella dall’atmosfera controllata ovvero il realizzarsi, per effetto del processo di respirazione del prodotto stoccato, di condizioni in carenza di ossigeno che possano compromettere la sicurezza dei lavoratori (anche la sola conservazione della frutta produce un lento consumo di ossigeno nella cella).
6. Le valvole di sovrappressione e lo scarico del gas dal generatore di azoto non hanno un sistema di convogliamento all’esterno dei gas asfissianti. − Non sono presenti o utilizzati, nelle altre parti dell’impianto, ove possono transitare o operare i lavoratori, apparecchi indicatori e avvisatori automatici atti a segnalare la possibile realizzazione di condizioni pericolose per basso tenore di ossigeno.
7. Le tubazioni contenenti gas nocivi o pericolosi di diversa natura (es. azoto) non sono contrassegnate con distinta colorazione e/o indicazione del tipo di gas contenuto (es. nei corridoi e nei locali tecnici e in tutti gli altri luoghi in cui sono installati).
8. L’accesso per visionare le zone sopracelle, dove risultano collocati talvolta i palloni di compensazione o parti dell’impianto, per provvedere alla loro ispezione e/o manutenzione, risulta essere privo di un percorso idoneo che permetta di transitare e effettuare dette operazioni in sicurezza. Molte delle zone sopracella, infatti, non sono calpestabili o la loro portanza non è nota.
9. L’impianto non possiede la dichiarazione di conformità e/o di rispondenza secondo quanto previsto dal Decreto Ministeriale 22 gennaio 2008 n. 37
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segue in allegato
CITSSL 2016
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