Rischio asfalfatori: indagine ATS Brescia, Bergamo, Milano
Risultati dell'indagine sulla esposizione a idrocarburi policiclici aromatici (IPA) durante le opere di asfaltatura
L’asfalto è un “conglomerato bituminoso”, ovvero una miscela (naturale o artificiale) di bitume ed elementi litici di varia granulometria (materiale inorganico inerte).
Uno dei principali fattori di rischio per i lavoratori addetti alle opere di asfaltatura è rappresentato dall’esposizione ad agenti chimici e cancerogeni, principalmente gli idrocarburi policiclici aromatici.
Gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) sono inquinanti ubiquitari ambientali che derivano da processi pirolitici ed includono numerose sostanze chimiche con due o più anelli benzenici (benzo[a]pirene, benzo[a]antracene, dibenzo[a,h]antracene, ecc.) (IARC, 1998; IARC, 2002; IARC 2010; IARC 2012).
Gli IPA sono contenuti anche nei fumi di bitume, un legante di origine naturale proveniente dalla lavorazione del petrolio, utilizzato, in miscela con materiali inerti, nella produzione di asfalto stradale (miscela di bitume, presente in percentuale variabile dal 4 al 10% in peso, ghiaia e sabbia).
Il tipo di greggio di partenza ed il processo lavorativo utilizzato possono influenzare notevolmente le caratteristiche del bitume e la sua composizione chimica, in particolare il contenuto in idrocarburi policiclici aromatici. La possibilità che gli IPA si formino in quantità consistente è alta quando il bitume stesso viene riscaldato a temperature troppo elevate (> 160°C): passando da 160°C a 250°C infatti, la quantità di fumi emessa è circa otto volte superiore.
La temperatura di riscaldamento del conglomerato bituminoso influenza anche la qualità dei fumi: temperature più basse, dell’ordine di 130-150°C, determinano la maggior formazione di IPA a 3- 4 anelli di carbonio mentre i fumi ottenuti a temperature più elevate hanno un contenuto superiore di IPA a 5 o più anelli (CONCAWE, 1992; Brandt et al., 1985; Lange et al., 2007). I fumi prodotti dal riscaldamento del bitume sono costituiti da vapori e particolato aeriforme. Una quantità importante degli IPA si trova inclusa proprio nel materiale particolato. L’esposizione a miscele di IPA si realizza sia per via inalatoria che transdermica e si può verificare sia in ambito lavorativo che extra-lavorativo: dal fumo di tabacco, dall’aria degli ambienti urbani (in particolare in vicinanza di strade ad alta intensità di traffico o vicino a complessi industriali), dall’acqua e dall’assunzione di cibi, soprattutto cotti alla brace (Buckley and Lioy, 1992; IARC, 2015).
L'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha associato cancerogenicità certa alle emissioni degli autoveicoli con motori Diesel (Gruppo 1) e possibile per i motori a benzina (Gruppo 2B) (IARC, 1989). La cancerogenicità di alcune miscele di IPA è nota da decenni (IARC, 1987). La recente classificazione della IARC, relativa all'esposizione occupazionale durante i lavori di applicazione del bitume, ha inserito le emissioni da esso derivanti nel gruppo 2B (cancerogeno possibile per l'uomo), mentre l’American Conference of Governmental Industrial Hygienists (ACGIH) classifica il bitume nel gruppo A4 (non classificabile come cancerogeno per l’uomo).
Resta tuttavia critica la possibilità di definire in modo univoco la possibile relazione fra lo sviluppo di neoplasie nell’uomo e l’esposizione, professionale e non, a IPA. In campo occupazionale, gli aspetti critici riguardano soprattutto la difficoltà nel caratterizzare esattamente la composizione delle miscele di IPA, nel distinguere gli effetti determinanti del singolo composto e nel paragonare i risultati di diversi studi anche in medesimi settori industriali, per le differenze quali-quantitative dell’esposizione a IPA. L'esposizione a differenti cancerogeni nel particolato inalato negli ambienti di lavoro e la presenza ubiquitaria fanno sì che si riscontrino difficoltà anche nella comparazione fra lavoratori esposti e popolazione non esposta.
Tra gli organi bersaglio dell’esposizione agli IPA cancerogeni è da tempo segnalato l’apparato polmonare. Per quanto concerne il rischio di tumore polmonare, diversi studi epidemiologici hanno indagato la possibile relazione fra neoplasia ed esposizione ad idrocarburi policiclici aromatici, confermando tali aspetti critici (Burstyn et al., 2003; Butler et al., 2001; Chiazze et al., 1991; Partanen et al.,1994; Randem et al., 2004)
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Dipartimento di Igiene e Prevenzione Sanitaria
Servizio Prevenzione e Sicurezza negli ambienti di lavoro delle ATS di Brescia, Bergamo, Milano