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Rapporto Rifiuti Speciali - Edizione 2024

Rapporto rifiuti speciali 2024

Rapporto Rifiuti Speciali - Edizione 2024

ID 22276 | 18.07.2024 / In allegato Rapporto rifiuti speciali Ed. 2024

Giunto alla sua ventitreesima edizione, il Rapporto è frutto di una complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati da parte del Centro Nazionale dei Rifiuti e dell’Economia Circolare dell’ISPRA, con il contributo delle Agenzie regionali e provinciali per la Protezione dell’Ambiente, in attuazione di uno specifico compito istituzionale previsto dall’art.189 del d.lgs. n. 152/2006.

Attraverso un efficace e completo sistema conoscitivo sui rifiuti, si intende fornire un quadro di informazioni oggettivo, puntuale e sempre aggiornato di supporto al legislatore per orientare politiche e interventi adeguati, per monitorarne l’efficacia, introducendo, se necessario, eventuali misure correttive.

Il Rapporto edizione 2024 fornisce i dati sulla produzione e gestione dei rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi, a livello nazionale e regionale, e per la gestione anche a livello provinciale; e sull’import/export.

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Nel 2022, il conflitto in Ucraina e la crisi energetica hanno influenzato negativamente l'economia italiana, causando una riduzione nella produzione di rifiuti speciali rispetto al 2021. Le attività industriali, commerciali, artigianali, di servizi, di trattamento dei rifiuti e di risanamento ambientale hanno generato complessivamente 161,4 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, registrando una diminuzione del 2,1%, equivalente a oltre 3,4 milioni di tonnellate in meno rispetto all'anno precedente.

Dai dati rilevati nell’ultimo Rapporto Rifiuti Speciali, giunto alla ventitreesima edizione, si rileva che ancora una volta è il settore delle costruzioni e demolizioni - con quasi 80,8 milioni di tonnellate - quello con la maggiore produzione totale di rifiuti speciali, concorrendo per il 50% alla produzione complessiva.

I rifiuti non pericolosi, che rappresentano il 93,8% del totale dei rifiuti prodotti, calano di 2,7 milioni di tonnellate (-1,8%) quelli pericolosi seguono la stessa tendenza, diminuendo di quasi 680 mila tonnellate (-6,4%). Il dato complessivo vede i rifiuti speciali non pericolosi ammontare a 151,4 milioni di tonnellate e quelli pericolosi a quasi 10 milioni di tonnellate.

E’ il settore manifatturiero ad incidere maggiormente sulla produzione dei rifiuti pericolosi con il 37,3%, corrispondente a 3,7 milioni di tonnellate.

Il nord d’Italia evidenzia la maggior produzione di rifiuti speciali, con quasi 92,7 milioni di tonnellate. In testa la Lombardia con 35,3 milioni di tonnellate, mentre il Centro si attesta a 28,1 milioni con il Lazio capolista che produce quasi 11,2 milioni di tonnellate di rifiuti speciali. Al Sud il valore di produzione è di 40,6 milioni di tonnellate. Il recupero di materia costituisce la quota predominante della gestione dei rifiuti speciali con il 72,2% (127,6 milioni di tonnellate), mentre le operazioni di smaltimento rappresentano il 14,9%. Lo smaltimento in discarica interessa circa 8,9 milioni di tonnellate di rifiuti (il 5% del totale gestito).

Il rapporto è completato con le informazioni su alcuni flussi di rifiuti che, per quantità o complessità, presentano le maggiori criticità gestionali: il quantitativo di rifiuti prodotti contenenti amianto (243 mila tonnellate) è in diminuzione rispetto al 2021 (-28,3%). Per i veicoli fuori uso il reimpiego e riciclaggio sono complessivamente pari all’86%. Le tonnellate di pneumatici fuori uso gestite in Italia sono circa 520. I fanghi di depurazione delle acque reflue urbane presentano una contrazione di poco superiore alle 40 mila tonnellate rispetto al 2021. Il 79,8% dei rifiuti da costruzione e demolizione è stato riciclato. I rifiuti sanitari speciali rilevano un decremento superiore al 3% rispetto al 2021.

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Fonte: ISPRA

ISPRA Rapporti 402/2024
ISPRA Rapporti 403/2024

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