Arsenico inorganico negli alimenti: confermate preoccupazioni per la salute EFSA
ID 21266 | 30.01.2024 / Allegato studio completo EFSA
La Commissione europea ha chiesto all'EFSA di aggiornare la valutazione dell'arsenico inorganico, risalente al 2009, tenendo conto di nuovi studi sui suoi effetti tossici. L'EFSA ha consultato i portatori di interesse esterni in merito al proprio progetto di parere e nella redazione conclusiva del parere ha tenuto conto delle numerose osservazioni pervenute.
L’arsenico è un contaminante largamente diffuso, sia in natura che come risultato di attività dell’uomo. Si presenta in varie forme, a seconda della sua struttura chimica. Il presente parere dell'EFSA verte sull’arsenico inorganico.
Sono i cibi la principale fonte di esposizione per la popolazione europea in genere. I principali alimenti all’origine dell'esposizione sono il riso e i prodotti a base di esso, i cereali e i prodotti a base di essi. Anche l'acqua potabile contribuisce all'esposizione, benché i tenori in arsenico siano generalmente bassi in Europa.
L'assunzione prolungata di arsenico inorganico è stata associata a una serie di effetti nocivi sulla salute, tra cui alcune forme di cancro. Per la valutazione l'EFSA ha ritenuto l'aumento dell'incidenza di tumori della pelle associati all’esposizione all'arsenico inorganico quale effetto nocivo più rilevante. Gli esperti sono giunti alla conclusione che proteggersi dal cancro della pelle può prevenire anche altri effetti potenzialmente nocivi.
Per valutare sostanze genotossiche e cancerogene presenti accidentalmente nella filiera alimentare, l'EFSA applica il calcolo del cosiddetto margine di esposizione (MOE) per i consumatori ossia il rapporto tra due fattori: il quantitativo al quale si osserva un effetto nocivo di piccola entità ma comunque misurabile e il livello di esposizione di una data popolazione alla sostanza in esame. Un MOE basso corrisponde a un rischio maggiore rispetto a un MOE alto.
Sulla base di dati tratti da studi sull'uomo, un MOE pari o inferiore a 1 corrisponderebbe a un livello di esposizione all'arsenico inorganico collegabile a un aumento del rischio di cancro della pelle.
Negli adulti i MOE si attestano su valori bassi: essi variano tra 2 e 0,4 per i consumatori medi e tra 0,9 e 0,2 per i forti consumatori. Gli esperti hanno perciò concluso che ciò prospetta un problema per la salute.
Il cosiddetto approccio del margine di esposizione (MOE) è una modalità usata dai valutatori del rischio per analizzare possibili timori per la sicurezza derivanti dalla presenza in alimenti e mangimi di sostanze che sono sia genotossiche (cioè che possono danneggiare il DNA , il materiale genetico delle cellule) sia cancerogene.
Il MOE rappresenta il rapporto tra due fattori e, per una data popolazione, valuta la dose a cui un effetto avverso di piccola entità, ma comunque misurabile, viene osservato per la prima volta e il livello di esposizione alla sostanza in esame.
Il MOE è uno strumento usato dai valutatori del rischio per analizzare possibili timori per la sicurezza derivanti dalla presenza in alimenti e mangimi di sostanze che sono sia genotossiche (cioè che possono danneggiare il DNA, il materiale genetico delle cellule) sia cancerogene. Il MOE rappresenta il rapporto tra due fattori e, per una data popolazione, valuta la dose a cui un effetto avverso di piccola entità, ma comunque misurabile, viene osservato per la prima volta e il livello di esposizione alla sostanza in esame.
Si trattano dei valutatori del rischio per analizzare possibili timori in termini di sicurezza derivanti dalla presenza in alimenti e mangimi di sostanze sia genotossiche sia cancerogene. La presenza, non auspicabile, di tali sostanze genotossiche e carcinogeniche in alimenti e mangimi potrebbe derivare da inquinamento ambientale o da processi produttivi.
Il MOE non viene utilizzato per valutare la sicurezza di sostanze soggette ad apposita regolamentazione e deliberatamente aggiunte alla filiera alimentare (per esempio additivi alimentari e mangimi o materiali a contatto con gli alimenti). Tuttavia, in una dichiarazione scritta pubblicata nel marzo 2012, il comitato scientifico dell’EFSA ha rilevato che questo approccio potrebbe essere utile per valutare la sicurezza delle impurità genotossiche e cancerogene presenti in tali sostanze a livelli molto bassi. In tal modo l’utilizzo del MOE può contribuire ad assistere i gestori del rischio nel definire eventuali azioni necessarie a mantenere l’esposizione a tali sostanze quanto più bassa possibile.
Il comitato scientifico dell’EFSA ha pubblicato un primo parere nell’ottobre 2005, raccomandando il ricorso all’approccio del MOE per valutare la sicurezza di contaminanti che sono sia genotossici sia cancerogeni.
[...] segue in allegato
Fonte: EFSA