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Il Rischio ATEX INAIL

Il rischio ATEX INAIL Rev  0 0 2023

Il Rischio ATEX: Nota e Documenti / INAIL 2019

ID 20597 | 17.10.2023 / In allegato Documenti sezione Rischio ATEX INAIL

Raccolta documenti area tematica INAIL riguardante il rischio da atmosfere esplosive.

Documenti allegati:

- Il rischio ATEX INAIL - Rev. 0.0 2023
- Mappa dell’area
- Esplosioni e combustioni
- Esplosioni fisiche
- Incompabilità tra sostanze
- Sostanze termodinamicamente instabili
- Stabilità dei sistemi chimici
- Miscele esplodibili
- Dinamica dei fenomeni esplosivi
- Nubi non confinate
- Nubi parzialmente confinate
- Effetti delle esplosioni sugli edifici
- Apparecchi e sistemi di protezione
- Misure di prevenzione
- Misure di protezione
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Si intende per "Atmosfera esplosiva" una miscela con l'aria, a condizioni atmosferiche, di sostanze infiammabili allo stato di gas, vapori, nebbie o polveri in cui, dopo accensione, la combustione si propaga nell’insieme della miscela incombusta (d.lgs. 81/2008, art. 288).

La sicurezza nei luoghi di lavoro con pericolo di esplosione è regolamentata, a livello europeo, da due direttive comunemente denominate ATEX. Tale acronimo sta per “ATmosphères EXplosibles”.

Il rischio da atmosfere esplosive è ritenuto peculiare dell’industria chimica o energetica, per la presenza di numerosi materiali (gas, vapori, nebbie o polveri) notoriamente riconosciuti come infiammabili o instabili. Nella realtà, materiali di uso comune, addirittura domestico, in condizioni sfavorevoli possono dar luogo a esplosioni sotto forma di polveri: farina, segatura, zucchero, polveri di rifiuti domestici, per non parlare dei combustibili di largo uso, come gas di petrolio liquefatto, gas naturale e carburanti per autotrazione.

Questa area tematica espone i fenomeni che possano generare una “miscela esplodibile”, le condizioni che possano provocarne l’innesco e le relative conseguenze. Nelle pagine di dettaglio sono esaminati gli aspetti causali e chimico-fisici che caratterizzano la problematica, considerando aspetti legislativi, direttive europee ATEX, norme di buona tecnica e gli interventi necessari per prevenire esplosioni e per la protezione dalle conseguenze a persone, edifici e ambiente circostante.

Esula dallo scopo di questa trattazione la disamina delle valutazioni del rischio, delle possibili conseguenze di esplosioni di ATEX e delle modalità gestionali di un incidente negli stabilimenti classificati a “Rischio di Incidente Rilevante” (R.I.R.).

Come è facile intuire, tale eventualità costituisce un notevole pericolo anche per la popolazione, le infrastrutture e gli altri stabilimenti situati in loro prossimità, considerate le notevoli quantità di sostanze pericolose presenti.

Infatti, oltre agli effetti diretti dell’esplosione, sono temibili il rilascio e la dispersione, specie per effetto domino, di quantità di sostanze non solo in grado di generare danni sul sito, ma anche di diffondersi ed estendere la zona colpita anche a distanze notevoli dal sito dell’incidente iniziale.
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Rischio atmosfere esplosive INAIL

Rischio atmosfere esplosive INAIL - Mappa area tematica

Il rischio ATEX Mappa

Esplosioni e combustioni

I fenomeni incidentali legati alle atmosfere esplosive possono manifestarsi secondo modalità molto diverse tra loro, incendi o esplosioni che, a loro volta, possono mostrare dinamiche e livelli di rischio notevolmente diversi tra loro, in funzione di:

- tipologia di materiali
- concentrazione
- volume della nube
- presenza di ostacoli o costrizioni all’espansione dei gas.

Fattori importanti, questi due ultimi, che possono determinare il trasformarsi di un iniziale incendio in una micidiale detonazione.

Miscele esplodibili

Si definiscono esplodibili le miscele costituite da almeno un agente ossidante allo stato gassoso, detto comburente (aria, ossigeno, ozono, cloro, fluoro, vapori di acqua ossigenata) e da almeno un combustibile (idrogeno, ossido di carbonio, idrocarburi od altra sostanza organica, ammoniaca, polverino di carbone o di materiale organico, polveri metalliche quali Na, K, Al, Mg, Ti, Zr e loro leghe, nebbie di sostanze organiche, ecc.).

In presenza di un adeguato innesco (o per attivazione termica) tali miscele possono dar luogo ad una esplosione. Taluni polveri metalliche, ad esempio di Mg, possono formare miscele esplodibili anche con la CO2.

In letteratura sono reperibili diversi dati riguardanti le miscele contenenti aria o ossigeno, ma pochi relativi ad altri comburenti.

Il comportamento delle miscele esplodibili è caratterizzato di specifiche proprietà delle reazioni e del loro modo di evolvere, quali:

- limiti di infiammabilità
- limiti di esplosività
- punto di infiammabilità
- temperatura di autoaccensione.

Dinamica dei fenomeni esplosivi

L’esplosione costituisce un tipo di incidente che si manifesta nei modi più diversi e che ha da sempre suggestionato la fantasia e la paura popolare.

Descrivere cosa avvenga in una esplosione è compito difficile, e ai nostri sensi, soprattutto, appaiono poche caratteristiche comuni: la fiammata, gli oggetti lanciati come proiettili, il crollo delle strutture, le persone ferite.

Il modo in cui evolve il fenomeno dipende certamente dalla composizione delle atmosfere esplosive, dal modo in cui si formano, dalle modalità di propagazione.

Per definire meglio e per prevenire le conseguenze è necessario analizzare come si possa "misurare” un’esplosione, come possa verificarsi, ossia, quali altre caratteristiche possano determinare azioni su cose e persone e come siano tutte tra di loro correlate:

- pressione massima e velocità di aumento della pressione
- energia di innesco
- cause di innesco.

Valutazione delle conseguenze

Nel caso delle esplosioni, la prevenzione e la protezione richiedono un attento lavoro di valutazione che parte dall’identificazione dell’evento cardine (top event), ossia dei pericoli insiti nelle lavorazioni, e, attraverso la considerazione di probabilità e modalità incidentali possibili, di identificazione degli interventi atti a ridurre l’entità di danni a persone o cose.

Valutare le conseguenze di una esplosione richiede di fare ipotesi sulle grandezze coinvolte. In generale,a partire dal volume e dalla composizione della nube, si possono ricavare l’energia liberata e, attraverso metodologie diverse, la velocità di propagazione dell’onda d’urto e la sua “potenza”, ossia sovrappressione massima e quantità di moto che possono essere trasferite a persone o superfici. Esistono molti dati sperimentali sugli effetti delle onde d’urto, specie espressi come sovrappressione massima.

È bene notare che, sebbene l’essere umano appaia “robusto” rispetto ad altri oggetti investiti, i detriti di questi ultimi, scagliati dall’esplosione, potrebbero risultare letali anche in condizioni apparentemente sopportabili.

Valutazione della sovrappressione di esplosione

Il valore massimo della sovrappressione di una esplosione costituisce la grandezza fondamentale per stimarne le conseguenze.

Non è possibile, né utile, affrontare le metodologie complesse che consentono di valutare questo e altri parametri significativi per tutta la possibile casistica. Negli approfondimenti ci si sofferma solo sul metodo del TNT - equivalente, universalmente noto perché alla base della classificazione della potenza degli ordigni nucleari.

Il TNT - equivalente è applicabile a esplosioni di nubi non confinate (per le quali si usa spesso la sigla UCVE dall’inglese Unconfined Vapour Cloud Explosion), condizione quasi mai verificata negli incidenti industriali, ma si deve introdurre uno studio più approfondito sulle “nubi parzialmente confinate”.

Effetti delle esplosioni sugli edifici

Le conseguenze di un fenomeno esplosivo non sono limitate soltanto alle immediate vicinanze della zona in cui esso si è manifestato, ma sono anche legate alla possibilità di lesioni o addirittura collassi delle strutture circostanti, costituendo un serio pericolo per le persone che in essi siano presenti.

Le azioni che le esplosioni producono sugli edifici sono molteplici e, spesso, di non intuitiva analisi: all’effetto sulla superficie esposta direttamente si susseguono quelli dovuti alla riflessione da parte del suolo e di altre strutture circostanti e quelli dovuti all’andamento dinamico della pressione.

I solai esterni e i tetti, per esempio, possono essere sottoposti a condizioni transitorie di forte depressione tali da provocare lo scoperchiamento degli edifici coinvolti, specie se dotati coperture estese e leggere (capannoni), o l’asportazione di loro parti (tegole, beole, ecc.).

Prevenzione e protezione

La prevenzione dei pericoli derivanti dalle atmosfere esplosive deriva da una attenta analisi dei singoli eventi che possano rendere possibile la deflagrazione.

Il formarsi di una atmosfera esplodibile è inevitabile in molti contesti produttivi e, talora, negli edifici civili, uffici o abitazioni che siano. Serbatoi di combustibili liquidi, depositi di materiali pulverulenti, anche familiari e apparentemente innocui, tubazioni e condutture, possono improvvisamente manifestare il loro potenziale distruttivo.

La prevenzione ha inizio, prima che con misure tecniche o procedurali, con la consapevolezza di chi sia responsabile o di chi sia semplicemente utente. La consapevolezza e il comportamento adeguato di tutti, anche con piccoli gesti quotidiani (chiudere il gas!!!), e l’impegno costante per conservare le apparecchiature nelle condizioni ottimali di manutenzione rendono remota la probabilità di una esplosione.

Proteggere persone e cose dalle conseguenze di una esplosione appare meno agevole. Per sua natura, questo fenomeno è, o così è percepito, imprevedibile, dirompente. Se una struttura può resistergli, i più minuti frammenti proiettati dalla esplosione sono in grado di produrre comunque effetti fatali e propagare le conseguenze fino a grandi distanze.

Nel tempo, invece, sono stati elaborati sistemi in grado di bloccare una esplosione prima che le sue conseguenze siano irreparabili, almeno per le persone, sacrificando, almeno temporaneamente, la funzionalità delle apparecchiature investite. Interventi saranno necessari per ripristinare o sostituire e l’emergenza può limitarsi a sorvegliare la messa in sicurezza dei sistemi coinvolti.

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Riepilogo allegati

Fonte: INAIL

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