Convenzione di Ginevra del 1951 / Statuto dei rifugiati
ID 16699 | 26.05.2023 / In allegato
Convenzione sullo statuto dei rifugiati 16 conclusa a Ginevra il 28 luglio 1951.
Firmata da 144 Stati contraenti, definisce il termine “rifugiato” e specifica tanto i diritti dei migranti forzati quanto gli obblighi legali degli Stati di proteggerli.
Il principio fondamentale è quello del non-refoulement, che afferma che nessun rifugiato può essere respinto verso un Paese in cui la propria vita o libertà potrebbero essere seriamente minacciate. Oggi è ormai considerato una norma di diritto internazionale consuetudinario.
L’UNHCR (Agenzia ONU per i Rifugiat) svolge il ruolo di “guardiano” della Convenzione di Ginevra del 1951 e del Protocollo del 1967. Conformemente alla legge, gli Stati devono cooperare con noi per garantire che i diritti dei rifugiati siano rispettati e protetti.
Il mandato iniziale e le prime emergenze
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite istituisce l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) il 14 dicembre 1950, con un mandato di tre anni in cui completare gli interventi per i cittadini europei sradicati dalla guerra.
Il 28 luglio 1951 viene adottata la Convenzione delle Nazioni Unite relativa allo status dei rifugiati, base giuridica dell’assistenza ai rifugiati e guida dell’attività dell’UNHCR.
Nel 1954 l’Agenzia viene insignita del Premio Nobel per la Pace per il suo innovativo lavoro nell’assistenza ai rifugiati d’Europa, mentre il mandato viene esteso fino alla fine del decennio.
Nel 1956 l’UNHCR affronta la sua prima emergenza importante, l’esodo seguito alla repressione della rivoluzione ungherese da parte delle forze armate sovietiche, 200.000 persone in fuga verso l’Austria.
Da quel momento svanisce l’idea che l’Agenzia possa chiudere presto perché non più necessaria.
Dagli anni Sessanta ad oggi
Negli anni ’60, il processo di decolonizzazione in Africa crea la prima delle numerose crisi di rifugiati del continente che richiede il nostro intervento.
Nel corso dei due decenni successivi siamo impegnati nelle crisi che coinvolgono spostamenti forzati di popolazione in Asia e America Latina.
Nel 1981 l’UNHCR riceve nuovamente il Premio Nobel per la Pace per l’assistenza ai rifugiati di tutto il mondo, con una menzione agli ostacoli politici che l’organizzazione deve affrontare.
Alla fine del secolo si verificano nuovi esodi di rifugiati in Africa e anche in Europa, come a chiudere il cerchio, con le ondate di persone in fuga dai conflitti balcanici.
L’inizio del ventunesimo secolo ci vede impegnati in diverse crisi di rifugiati in Africa – ad esempio in Repubblica Democratica del Congo e Somalia – e in Asia, in particolare per l’Afghanistan.
Nuovi compiti, nuove forze
Nel corso degli anni al mandato originario si aggiungono nuovi ambiti di intervento.
Dal 1972 ci occupiamo anche di assistere le persone sfollate all’interno del proprio Paese a causa di conflitti, un problema che riguarda numerose zone del mondo.
Nel 1974 ci viene affidata anche l’assistenza agli apolidi, milioni di persone che rischiano di vedere negati i propri diritti fondamentali perché non possiedono la cittadinanza di alcuno Stato. La loro condizione non ha molta visibilità, ma può creare conseguenze pesanti sulle loro vite.
In alcune parti del mondo, come in Africa e America Latina, il mandato del 1951 viene rafforzato con accordi che creano nuovi strumenti giuridici a livello regionale.
Nel 1950 l’UNHCR operava con 34 addetti, oggi può contare su oltre 16,000 membri del personale, tra locali e internazionali, fra il quartier generale di Ginevra e i 134 Paesi del mondo in cui siamo presenti.
Ogni anno il 14 dicembre ricordiamo l’anniversario dell’Agenzia, con l’amara consapevolezza che le necessità di assistenza umanitaria sono lontane dall’essere debellate