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Acque potabili e contaminazione da amianto: Quadro normativo, Documenti e Studi

Acque potabili e amianto Quadro normativo

Acque potabili e contaminazione da amianto: Quadro normativo, Documenti e Studi

ID 11696 | 03.10.2020 / Documento completo allegato

Il Documento allegato e altri, intendono fornire informazioni inerenti la contaminazione da amianto delle acque destinata al consumo umano. Non sono al momento presenti livelli di riferimento di fibre di amianto normati IT/UE. IARC, come illustrato a seguire nella Monographs 100C, evidenzia, attraverso vari studi, che può esistere un rischio cancro dovuto ad ingestione di fibre di amianto (oltre a quanto normalmente previsto per inalazione dalle stesse).

La presenza di amianto nelle acque può essere, in sintesi dovuta a inquinamento da fonti naturali e antropiche per la presenza di formazioni geologiche contenenti amianto o da inquinamento da rete per cassoni e condutture in cemento-amianto, per i quali non è disponibile un censimento nazionale.

In quest'ultimo caso, è possibile che il deterioramento delle condutture sia suscettibile di aumento per l'invecchiamento delle stesse, il monitoraggio dei livelli di fibre di amianto risulta "un obbligo" da parte dell'azienda unità sanitaria locale competente per territorio/gestore.
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Il Italia, le principali sorgenti di contaminazione delle acque da parte di fibre d'amianto possono essere ricondotte ad un:

1. inquinamento naturale, quando le acque di sorgente o di fiume scorrono in bacini costituiti da formazioni geologiche contenenti mineralizzazioni ad amianto;
2. inquinamento da siti industriali dismessi, che è generalmente prodotto dallo scarico in laghi e fiumi di acque di dilavamento nei pressi di cave, attività estrattive o siti industriali in cui vi è ancora presenza di amianto e/o mca/rca;
3. inquinamento da “rete” ovvero cessione di amianto da parte dei tubi in cemento-amianto nelle acque condottate. La presenza di fibre di amianto nella rete idrica dell'acqua potabile nazionale potrebbe essere ricondotta:
- allo stato delle condutture in cemento-amianto;
- al trasporto di acque particolarmente aggressive;
- a lavori di manutenzione della rete e/o al danneggiamento delle tubazioni in ca.

La contaminazione di fibre di amianto nell’acqua destinata al consumo umano è stata ed è oggetto di grande attualità. L'amianto nelle acque destinate al consumo umano è un parametro non normato. Sulla base della normativa vigente la ricerca e il controllo di sostanze non normate, tra cui amianto, nelle acque da destinare e destinate a consumo umano è responsabilità dell'azienda unità sanitaria locale cometente per territorio, che è tenuta ad assicurare "una ricerca supplementare, caso per caso, delle sostanze e dei microrganismi per i quali non sono stati fissati valori di parametro a norma dell'allegato I, qualora vi sia motivo di sospettarne la presenza in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana."(Art. 8(3) D.Lgs. 31/2001 e s. m. i.).

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Contaminazione da fibre di amianto nelle acque potabili in Toscana - Studio 1999

Nello studio allegato "Contaminazione da fibre di amianto nelle acque potabili in Toscana" (G. FORNACIAI, M. CHERUBINI, F. MANTELLI), si evidenzia che le concentrazioni di fibre di amianto riscontrate nelle acque potabili studiate non superano le decine di migliaia di fibre L-1 e sono quindi sempre inferiori al valore di 0,1 - 0,2 milioni di fibre L-1, concentrazione stimata a rischio dal Safe Drinking Water Committee della National Academy of Sciences statunitense (vedi a seguire). Se molte situazioni locali possono quindi essere ritenute piuttosto sicure nonostante la presenza di tubazioni in C-A, altre meritano particolare attenzione.

Le concentrazioni di fibre legate al rilascio per deterioramento delle condotte sono infatti suscettibili di aumento. Si ritiene che i tubi in cemento-amianto conservati in ottime condizioni non presentino immediati rischi di rilascio di fibre, ma che i problemi possano sopraggiungere con l’invecchiamento della tubazione e il disgregamento del materiale costituente, in particolare se le acque condottate hanno un alto grado di aggressività.
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Posizione EPA

Il Safe Drinking Water Committee della National Academy of Sciences statunitense ha stimato, basandosi su studi tossicologici in vivo un rischio tumorale per l'uomo associato a consumo di acque potabili contenenti una concentrazione di circa 7x10 6 fibre/litro nell'ordine di 1 caso addizionale di tumore gastrointestinale ogni 100.000 abitanti. Su tali basi, l'agenzia per la protezione ambientale statunitense (EPA) ha stabilito un limite massimo di contaminazione (maximum contaminant level, mcl) in acque destinate al consumo umano di 7 milioni di fibre di lunghezza superiori a 10 micron, avvertendo sul potenziale rischio di sviluppo di polipi intestinali benigni a seguito di esposizioni prolungate a concentrazioni superiori ai 7 mfl.

Amianto al bando IT/EU

Con la Legge n. 257/1992, mise al bando tutti i prodotti contenenti amianto, vietandone l’estrazione, l’importazione, la commercializzazione e la produzione d amianto e di prodotti contenenti amianto, fissando un limite per la dismissione al 28 aprile 1994 (successivamente venne introdotta una deroga con la Legge 426/1998).

Con il DM 14 maggio 1996 il ministero della salute riportò valutazioni e indirizzi Comportamentali specificatamente riguardanti la questione delle acque in contatto con prodotti in cemento-amianto, in particolare nell’allegato 3 “Criteri per la Manutenzione e l’uso di tubazioni e cassoni in cemento-amianto destinati al trasporto e/o deposito di acqua potabile”.

Il Decreto cita studi internazionali effettuati su popolazioni esposte a concentrazioni di fibre di amianto variabili da 1 x 106 a 200 x 106 fibre/litro che non hanno fornito chiare evidenze di una associazione fra eccesso di tumori gastrointestinali e consumo di acqua potabile contenente fibre di amianto.

Ad oggi l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) evidenzia la mancanza di dati epidemiologici e tossicologici indicanti pericoli di cancerogenicità per ingestione di acque contenenti elevati valori di fibre di amianto.

Sulla base di quanto appena esposto l’OMS conclude pertanto che, in mancanza di evidenze di pericolosità per la salute riferite ad ingestione di amianto, non risulta necessario stabilire alcun valore guida sanitario per l'amianto nelle acque destinate al consumo umano. Tale posizione è stata ribadita in un dossier dell'OMS di revisione del rischio dovuto ad amianto nelle acque potabili, ripresa nell'edizione delle linee guida del 2004 e revisioni successive e confermata nella versione corrente delle linee guida del 2011.

Conformemente alla posizione espressa dall'OMS, l'europa, con le direttive 88/778/CEE e, più di recente con la direttiva 98/83/CE sulla qualità delle acque potabili, non ha ritenuto opportuno introdurre un valore parametrico per tali fibre minerali e di conseguenza anche il relativo recepimento nazionale (Decreto Legislativo 31/2001) non ha previsto alcun valore limite.

La ricerca di amianto nelle acque potabili

I riferimenti internazionali (IARC) rilevano prove della pericolosità per la salute umana dovuta all´ingestione di fibre di amianto presenti nell´acqua condottata. Arpa effettua, da anni, analisi su campioni di acqua con risultati ampiamente inferiori ai valori limite indicati dall´EPA degli Stati Uniti.

La contaminazione di fibre di amianto nell’acqua destinata al consumo umano è oggetto di crescente attualità e, per dare risposta alle innumerevoli richieste di informazioni, Arpa Emilia-Romagnam ad esempio, ha ritenuto opportuno comunicare lo stato dell’arte già dal 2011 (v. Allegato Documento Ecoscienza 3/2011).

A tutt’oggi il principale riferimento internazionale in materia resta il documento “Linee guida per la qualità dell’acqua potabile” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, pubblicato nel 1994, che così si esprime: “Non esiste dunque alcuna prova seria che l’ingestione di amianto sia pericolosa per la salute, non è stato ritenuto utile, pertanto, stabilire un valore guida fondato su delle considerazioni di natura sanitaria, per la presenza di questa sostanza nell’acqua potabile”. Questo concetto è stato ribadito anche nei successivi aggiornamenti (Linee guida sulla qualità dell’acqua, OMS 2011). Conformemente alla posizione espressa dall’Oms, la stessa Comunità europea con la direttiva 98/83/CE, recepita dal D.Lgs. 31/2001 dove sono normate tutte le condizioni necessarie a garantire la distribuzione di acqua potabile sicura, non considera l’amianto un parametro da controllare e non ne fissa i limiti.

A livello internazionale, gli unici riferimenti a limiti di residui sono contenuti in indicazioni americane, dove viene presa in considerazione la possibilità che l’amianto eventualmente contenuto nell’acqua possa contribuire ad aumentare il livello di fondo delle fibre aerodisperse e, quindi, il rischio legato alla possibile assunzione per via inalatoria. Queste indicazioni prevedono di non superare il valore di 7 milioni di fibre/litro (fonte EPA. Environmental Protection Agency). Recentemente studi internazionali su popolazioni esposte attraverso l’acqua potabile non hanno fornito evidenze sufficienti fra eccesso di tumori gastrointestinali e consumo di acqua potabile (Monograph Iarc, vol.100 C del 2012).

Criticità inerente l'amianto nell'acqua potabile

1° CRITICITÀ: ASSENZA DI UN QUALSIASI TIPO DI VALORE (SANITARIO/AMBIENTALE/ DI ATTENZIONE)

2° CRITICITÀ ASSENZA DI UNA PROCEDURA ANALITICA
Per affrontare questa criticità l'istituto superiore di sanità ha istituito un gruppo di studio tecnico-scientifico composto da esperti di vari istituti ed enti per la messa a punto di una procedura analitica standardizzata e condivisa che abbia un alto livello di affidabilità per il campionamento e l'analisi delle fibre di amianto nelle acque potabili.


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