Fact sheet amianto sulla sicurezza dei lavoratori e la ricerca dei materiali contaminati - INAIL 2020
Nelle pubblicazioni, online sul sito dell’Istituto, un elenco dettagliato delle misure di prevenzione e protezione da adottare nei siti inquinati e un approfondimento sulle nuove modalità̀ per il riconoscimento delle diverse tipologie di minerale sviluppate con tecnologie innovative
In Italia contaminati 11 siti di interesse nazionale. Durante gli interventi di riqualificazione dei siti contaminati è necessario adottare specifiche misure di prevenzione e protezione, per garantire la minima dispersione di fibre di amianto nell’ambiente. Sui 41 siti da bonificare di interesse nazionale (sin) identificati in Italia dal Ministero dell’Ambiente, 11 sono principalmente contaminati da amianto, mentre in altri cinque esiste una contaminazione secondaria, accertata e quantificata, che riguarda una porzione significativa del perimetro. Inoltre, sono stati rilevati più di 12mila siti di interesse regionale (sir) e altri di competenza comunale (sic). Fino al 1992, anno in cui sono stati banditi sia l’estrazione sia l’impiego del minerale, l’Italia è stata tra i maggiori produttori mondiali di amianto e mca.
Le misure di prevenzione. L’intera area da bonificare deve essere delimitata su tutti i lati del perimetro con una recinzione idonea, per impedire l’accesso agli estranei. Possono entrare, infatti, soltanto gli operai addetti alle lavorazioni e gli enti preposti al controllo. Tra le misure di prevenzione indicate nella fact sheet, oltre alla cartellonistica obbligatoria, che riguarda, tra le altre cose, l’adozione dei dispositivi di protezione individuale (dpi) e il pericolo di inalazione di fibre pericolose, si consiglia di installare, all’ingresso all’area di lavoro, un’unità di decontaminazione personale (udp) costituita almeno da quattro locali. Nel caso di interventi su aree vaste, devono essere previste due udp, una all’ingresso del sito e una in prossimità dell’area in lavorazione.
Le misure di protezione. Le misure di protezione comprendono i dispositivi di protezione collettiva (dpc) e i dpi. Nel caso dell’amianto, i dpc come le reti anticaduta e le linee vita, risultano una soluzione efficace durante i lavori di bonifica delle coperture in cemento amianto, per la riduzione del rischio di caduta dall’alto per sfondamento delle lastre. Nelle aree di bonifica, tutti coloro che accedono al cantiere devono sempre essere dotati di dispositivi di protezione individuale idonei. Il datore di lavoro deve quindi porre massima attenzione nella scelta della tipologia, delle misure e delle quantità dei dpi da fornire ai lavoratori, e prima di scegliere deve effettuare una specifica valutazione del rischio, realizzata anche sulla base dell’analisi delle mansioni degli operatori.
La ricerca si concentra su dispositivi ad alta tecnologia. Con il Piano di attività di ricerca 2019- 2021, l’Inail ha avviato progetti per lo sviluppo di nuovi dpi dotati di visori in realtà̀ aumentata, di metodiche analitiche innovative, sia da laboratorio che da remoto, e di prototipi strumentali ad alta tecnologia per il supporto degli operatori. Attraverso borse di studio e dottorati di ricerca, l’Istituto ha investito anche sulla formazione di personale qualificato. Tra le altre attività realizzate, l’informazione e la formazione rivolte alla cittadinanza e agli operatori del settore, i sopralluoghi ispettivi, le campagne di monitoraggio ambientale e più di 400 consulenze tecnico-scientifiche per le Pubbliche amministrazioni.
Il riconoscimento mediante analisi d’immagine iperspettrale. La seconda pubblicazione illustra le nuove modalità di riconoscimento e caratterizzazione di materiali contenenti amianto sviluppate nell’ambito del bando Bric. In particolare, è stata realizzata la mappatura 2D delle superfici dei materiali mediante analisi in microfluorescenza a raggi X (micro-Xrf) e imaging iperspettrale (hsi). Sono state analizzate diverse tipologie di materiali, caratterizzati da matrici di natura differente (cementizie, resinoidi, cellulosiche, etc.) e dalla presenza di varie tipologie di minerali di amianto (crisotilo, crocidolite, amosite, tremolite, antofillite, actinolite). I campioni esaminati sono stati prelevati da cantieri di bonifica in diverse regioni.
L’Italia, in passato, è stata tra i maggiori produttori e utilizzatori mondiali di amianto e di Materiali Contenenti Amianto (MCA).
Questi sono stati largamente utilizzati su tutto il territorio nazionale fino agli anni ‘90. La legge 257/92, pur mettendo al bando la loro produzione, importazione e commercializzazione non ne ha vietato l’utilizzo pertanto molti sono i siti nel nostro Paese contaminati da amianto. Il lavoro proposto presenta una sintesi dei dati inerenti il numero dei siti rilevati, una attenta disamina delle misure di prevenzione e protezione da adottare per la loro gestione in sicurezza, evidenziando l’importante contributo Inail a supporto delle pubbliche amministrazioni.
L’amianto e i Materiali Contenenti Amianto (MCA) sono stati largamente utilizzati su tutto il territorio nazionale fino agli anni ‘90 poiché l’Italia, in passato, è stata tra i maggiori produttori ed utilizzatori mondiali di tale sostanza e di MCA.
Al fine di agevolare le attività di mappatura e riconoscimento dei MCA sono state sviluppate e messe a punto nuove procedure di riconoscimento e caratterizzazione mediante l’impiego di tecnologie innovative non invasive e non distruttive. In particolare, nel presente lavoro vengono illustrate procedure per la mappatura 2D delle superfici mediante imaging iperspettrale (HSI). Si riportano dati di campioni analizzati di differenti tipologie di MCA, caratterizzati da matrici di diversa natura (cementizie, resinoidi, cellulosiche, etc.) e provenienza (da cantieri di bonifica in diverse Regioni) e dalla presenza di differenti tipologie di minerali di amianto (crisotilo, crocidolite, amosite, tremolite, antofillite, actinolite).
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